Mi inserisco nel dibattito, per dare il mio contributo e cercare di sviluppare il discorso a 360 gradi. Premetto che non sono un fotografo naturalista e quindi non ho nessun titolo per dire qualcosa a nessuno. Ognuno agisca come crede. Tuttavia noto che su questo forum ci sono spesso delle discussioni che non tengono alcun conto sugli aspetti naturalistici sia per quanto riguarda il mondo animale che quello vegetale. Vedo ben poche fotografie macro dove qualcuno mette in risalto il fiore, il suo ambiente, caratteristiche, se è un fiore protetto , raro o che rischia l'estinzione, ecc. Oppure nessuno si sofferma sulla situazione ambiente dove vivono gli animali, Zoo, ambiente tutelato o selvaggio qui sembra sia la stessa cosa. Spesso si fotografa senza nemmeno conoscere quello che si sta fotografando. Tempo indietro c'era più serietà. Così pure per gli animali selvatici, sarebbe meglio non infastidirli con inseguimenti, luci, flash, pasturare, evitare richiami sonori ecc ecc . Vi allego un breve appunto sull'etica della foto naturalistica. Mi ricordo quando praticavo un po' questo genere di foto, che proposi una fotografia di un picchio dentro il suo nido (buco albero) e fu immediatamente scartata, perché appunto è vietato fotografare nidi. Insomma, so che voi siete delle persone corrette, ma ogni tanto va ricordato che il soggetto è i'ambiente e non la tecnica fotografica. Con questo, anche oggi mi sono fatto molti nemici. Spero di non avere offeso nessuno e di aver dato solo un punto di riflessione.Ciao. 
Ciao Federico,
Ho letto attentamente questo tuo post.
Non mi sento affatto offeso per quanto hai scritto, ma anzi ti ringrazio per avermi offerto lo spunto per alcuni chiarimenti inerenti lo scatto in questione, che avrei fatto successivamente al momento opportuno (pensavo di farlo al Circolo), unitamente ad alcuni altri aspetti necessari per risponderti in maniera esaustiva.
Per quanto concerne lo scatto, avevo il desiderio di fotografare una cinciallegra nella posizione rappresentata.
L’unico dato certo di partenza era il tempo di esposizione (1/3200 di secondo) che mi garantiva il congelamento del movimento delle ali.
Scattando con una Canon EOS 7d (fotocamera con enormi problemi di rumore, almeno secondo i miei standards di accettabilità) ho scelto la sensibilità di 400 ISO, quale limite (già per me eccessivo) da non superare.
Per mantenere il tempo di esposizione di 1/3200 di secondo ho sottoesposto di 2/3 di diaframma, cosa che non andrebbe mai fatta ma, talvolta, il fine giustifica i mezzi.
Da sprovveduto quale ero, e quale probabilmente sono tutt’oggi, ho pensato di recuperare la sottoesposizione da me impostata utilizzando il flash, nella modalità hss, che lo svincola dai limiti del tempo di sincronizzazione.
L’idea era di scattare in modalità a raffica, oppure mediante scatto singolo, andando per tentativi e cercando di congelare il movimento delle ali nella posizione che vedete rappresentata.
L’effetto che si è verificato (doppio lampo e congelamento della posizione delle ali del soggetto) e che ho voluto condividere con voi, è stato pertanto frutto di una botta di culo, perche non immaginavo minimamente le conseguenze pratiche del tentativo, ma talvolta e, credetemi, non è la prima volta che mi capita, sperimentando le cose apparentemente più idiote si scoprono cose inattese e sorprendenti.
Qui terminano le considerazioni concernenti lo scatto ed iniziano considerazioni di altra natura più attinenti al tuo post.
All’epoca dello scatto il balcone di casa mia era frequentato da numerose cince (quasi esclusivamente cinciallegre), che alimentavo frequentemente e con le quali si era instaurato un raporto di reciproca confidenza, tanto che alcune di esse prendevano il cibo dalle mie mani.
In questo periodo ho speso decine di ore del mio tempo per osservare e studiare il loro comportamento per cui, e qui sta l’unico passaggio del tuo post che mi ha un po’ infastidito (“spesso si fotografa senza nemmeno conoscere quello che si sta fotografando”), ti posso garantire che ritengo di aver acquisito una conoscenza del comportamento di queste bestiole che probabilmente pochi possono vantare, compresa la loro innata diffidenza e la loro reazione immediata a qualunque stimolo (luminoso, sonoro, ecc) a noi umani percebibile ed ad innumerevoli altri stimoli a noi non percepibili, legata essenzialmente al loro istinto di sopravvivenza ed alla consapevolezza innata dei pericoli che corrono in natura .
Sono pertanto convinto di non aver in alcun modo arrecato ad esse alcuna molestia, anche perché il rapporto di reciproca confidenza non è successivamente per nulla mutato a seguito di tale evento (peraltro limitato ad una decina di scatti e non ripetuto in futuro, almeno fino ad ora).
Non mi dilungo ulteriormente sulle mie esperienze con questi volatili, ma sappi che mi è capitato di dover, per una serie di motivi, fare da genitore per circa un mese ad un cinciallegra caduta da un nido, e vivere con essa una situazione che meriterebbe di essere raccontata in un libro.
Te ne renderò partecipe quando ci incontreremo.
